In questa pagina mettiamo a disposizione un modello impugnazione del contratto a termine che può essere scaricato e compilato inserendo i dati richiesti in modo semplice e veloce.
Indice
Impugnazione del Contratto a Termine
La disciplina relativa all’impugnazione del contratto a termine è stata profondamente rivista a partire dalla Legge 183/2010, che ha introdotto termini decadenziali per contestare la legittimità dell’apposizione del termine e ha imposto precisi oneri a carico del lavoratore. Successivi interventi normativi hanno modificato ulteriormente la materia, prima con la Legge 92/2012 e poi con il D.Lgs. 81/2015, fino a giungere, per alcune specifiche questioni, anche al D.L. 87/2018. Il quadro giuridico risultante è in larga parte improntato alla necessità di conciliare l’interesse del legislatore a garantire che il ricorso a un lavoro subordinato a tempo determinato rimanga eccezionale, con l’esigenza di non lasciare le parti in una condizione di incertezza giuridica per periodi eccessivamente lunghi.
La Legge 183/2010 aveva introdotto l’onere, per il lavoratore che desiderasse contestare la legittimità del contratto a termine, di impugnarlo entro un certo termine decadenziale (originariamente 60 giorni dalla scadenza del rapporto, poi estesi a 120 dalla Legge 92/2012). Entro ulteriori 180 giorni dall’impugnazione stragiudiziale, occorreva quindi adire il giudice, sempre a pena di decadenza, con il deposito del ricorso.
Il D.Lgs. 81/2015, intervenuto nell’ambito del c.d. Jobs Act, ha abrogato le disposizioni precedenti in tema di impugnazione ma, nella sostanza, ha conservato il medesimo impianto. La differenza sostanziale rispetto alla disciplina introdotta dalla Legge 183/2010 risiede nell’estensione dell’obbligo di impugnare il termine apposto al contratto anche in ipotesi che prima ne erano escluse: il riferimento è a tutte quelle violazioni non specificamente elencate dal vecchio art. 32 L. 183/2010, come, ad esempio, la mancata osservanza dell’intervallo minimo tra la cessazione di un contratto e la stipulazione di quello successivo.
Originariamente, il D.Lgs. 81/2015 ha mantenuto i termini di 120 giorni per l’impugnazione stragiudiziale e di 180 per il deposito del ricorso giudiziario. Con il D.L. 87/2018, la finestra di 120 giorni per l’impugnazione stragiudiziale è stata estesa a 180 giorni. Di conseguenza, la disciplina vigente richiede ora:
-L’impugnazione stragiudiziale del termine apposto al contratto entro 180 giorni dalla cessazione dello stesso;
-Il deposito dell’atto giudiziario entro i successivi 180 giorni.
Se nel caso di un singolo contratto a termine l’individuazione del dies a quo per il calcolo del termine di impugnazione è relativamente agevole (coincidendo con la cessazione del rapporto), insorgono maggiori incertezze quando il rapporto di lavoro è caratterizzato da una serie di contratti a termine consecutivi. Un’interpretazione letterale dell’art. 28 D.Lgs. 81/2015 potrebbe indurre a ritenere che ciascun contratto debba essere impugnato singolarmente, entro 180 giorni dalla data di scadenza di ogni singolo accordo, anche nel caso in cui, subito dopo la cessazione, sia intervenuto un nuovo contratto tra le stesse parti.
Tale ricostruzione, tuttavia, rischia di scoraggiare il lavoratore dall’esercitare il proprio diritto: è improbabile che egli contesti la validità di un precedente contratto a termine mentre ne sta ancora svolgendo un altro con la medesima controparte. Ne deriverebbe il paradosso che, scaduto il termine di decadenza sui contratti precedenti, il lavoratore non potrebbe più far valere l’eventuale illegittimità del primo o dei primi contratti, vedendosi ridotto lo spazio di tutela.
Sotto il profilo sostanziale, bisogna ricordare che la stipulazione ripetuta e ravvicinata di contratti a termine potrebbe, a certe condizioni, dare luogo a un unico rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Nella prassi giurisprudenziale e dottrinale, si evidenzia infatti che, se il datore di lavoro ricorre a una successione di contratti temporanei per esigenze di natura strutturale – e non straordinaria – sta sostanzialmente eludendo la disciplina che ammette il contratto a termine come eccezione. Ciò significa che la violazione dell’ordinamento potrebbe emergere soltanto considerandoli nel complesso, e il lavoratore ben potrebbe far valere l’illegittimità del termine dopo la cessazione definitiva del rapporto.
Adottare un criterio di lettura più coerente con la ratio legis significherebbe, in molti casi, posticipare la decorrenza del termine di impugnazione all’ultima scadenza effettiva, ossia a quando il rapporto è realmente cessato e non è stato più rinnovato. Qualora si ritenesse necessaria un’impugnazione parcellizzata di ogni singolo contratto, si rischierebbe di vanificare gli obiettivi di garanzia delle tutele, con la conseguenza di introdurre un meccanismo eccessivamente complesso e punitivo per il lavoratore.
Un ulteriore aspetto da considerare concerne l’ipotesi di contratti a termine che, anche se formalmente legittimi, potrebbero configurare un aggiramento o una frode alla legge (art. 1344 c.c.), ogniqualvolta l’uso del termine nasconda la reale esigenza di coprire un fabbisogno strutturale, tipico del lavoro a tempo indeterminato. In tal caso, la responsabilità datoriale non discenderebbe direttamente dalla violazione dei requisiti specificamente richiesti dal D.Lgs. 81/2015, ma dall’applicazione della norma civilistica generale in materia di illiceità dell’uso dello schema contrattuale.
Di conseguenza, il giudice, chiamato a pronunciarsi, potrebbe valutare la totalità del rapporto di lavoro nel suo svolgimento concreto, senza limitarsi alla stretta verifica formale dei singoli termini. I primi contratti conclusi, anche se non impugnati tempestivamente, potrebbero ugualmente rilevare a fini probatori per dimostrare la sussistenza di un disegno elusivo o l’assenza di effettive esigenze temporanee in tutte le ripetute assunzioni a termine.
Esempio di Impugnazione del Contratto a Termine
In questa sezione viene mostrato un esempio di impugnazione del contratto a termine.
Si tratta di un esempio utile per chi ha la necessità di produrre un documento di questo tipo, visto che basta adattarlo per le proprie esigenze.
Oggetto: Impugnazione del termine apposto al contratto di lavoro
Con la presente impugno e contesto il termine che è stato apposto al contratto di lavoro stipulato il ……
Il termine deve essere considerato nullo per le seguenti ragioni: ……
Il lavoratore …..
Fac Simile Impugnazione del Contratto a Termine Word da Scaricare
Di seguito si trova il modello impugnazione del contratto a termine editabile e compilabile da scaricare sul proprio computer.
Una volta che il documento è stato scaricato, bisogna aprirlo con un programma che supporta i file in formato Word e compilarlo inserendo quelli che sono i dati richiesti.
Il fac simile impugnazione del contratto a termine compilato potrà poi essere stampato o inviato direttamente, a seconda di quelle che sono le proprie esigenze.