In questa pagina mettiamo a disposizione un modello lettera revoca mansioni e della relativa indennità che può essere scaricato e compilato inserendo i dati richiesti in modo semplice e veloce.
Indice
Revoca Mansioni e Relativa Indennità
Quando un’azienda decide di riorganizzare l’attività può rendersi necessario revocare determinate funzioni o trasferirle ad altri reparti. La conseguenza immediata riguarda le indennità collegate a quelle mansioni, perché il loro presupposto, la particolare modalità di svolgimento della prestazione , viene meno. Il punto essenziale è stabilire se la soppressione dell’emolumento integri una riduzione illegittima della retribuzione oppure un lecito adeguamento ai nuovi assetti organizzativi.
Il quadro normativo da cui partire è l’articolo 2103 del codice civile, integrato dall’articolo 36 della Costituzione: il datore di lavoro non può cambiare le mansioni in pejus né comprimere la giusta retribuzione, che deve restare proporzionata e sufficiente. Il principio di irriducibilità del trattamento economico, tuttavia, tutela soltanto quelle voci che remunerano in via stabile l’apporto professionale tipico della qualifica. Quando la busta paga contiene importi destinati a compensare condizioni di lavoro particolari – per esempio turni notturni, reperibilità festiva, responsabilità aggiuntive o rischi specifici – la giurisprudenza ritiene legittimo sottrarli se cessano le condizioni che li avevano giustificati.
La sentenza della Corte di cassazione 19465 del 2015 chiarisce con nettezza questo confine. Il caso riguardava un guardiano notturno diventato guardiano diurno: l’azienda aveva smesso di erogare l’indennità notturna e il lavoratore ne aveva chiesto il ripristino invocando l’irriducibilità del salario. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, osservando che l’indennità era stata concepita per compensare i disagi dello svolgimento dell’attività in orario notturno; una volta cambiata la turnazione, non sussisteva più la ragione giuridica dell’emolumento. Il principio si inserisce nella linea già tracciata da pronunce precedenti, secondo cui le indennità collegate a modalità “più gravose” di lavoro non sono stabilmente acquisite al patrimonio retributivo del dipendente, ma restano fisiologicamente variabili in base alle condizioni concrete in cui viene resa la prestazione.
Per fare in modo che la revoca sia legittima, il datore di lavoro deve innanzitutto intervenire su mansioni che non comportano un demansionamento, rispettando i limiti funzionali previsti dall’articolo 2103. In secondo luogo deve verificare che il contratto di assunzione, il contratto collettivo o eventuali patti individuali non abbiano qualificato l’emolumento come elemento fisso e non revocabile: se, ad esempio, l’indennità è stata trasformata in superminimo non assorbibile oppure funge da componente di merito sganciata da una particolare modalità operativa, la sua soppressione sarebbe vietata. Importa poi che la nuova mansione venga attribuita con atto formale e decorrenza certa, perché la data di cambiamento segnerà anche l’ultimo giorno utile per corrispondere l’indennità connessa alla funzione precedente.
Dal lato del lavoratore l’attenzione deve concentrarsi su due profili. Il primo è la correttezza dell’inquadramento successivo alla revoca: se le mansioni nuove presentano contenuto professionale inferiore, la riduzione dell’indennità diventerebbe, di fatto, una diminuzione della retribuzione globale spettante per la categoria, configurando un inadempimento. Il secondo profilo riguarda l’esistenza di accordi che abbiano inglobato l’indennità in un trattamento omnicomprensivo non espressamente collegato a un compito extra: in quel caso il compenso non potrebbe essere toccato senza il consenso del dipendente.
Strutturare contratti e lettere di incarico in modo chiaro, precisando sempre il nesso tra indennità e particolari modalità lavorative, riduce il rischio di contenzioso. In una logica di prevenzione, è opportuno indicare esplicitamente la natura variabile dell’emolumento, specificare le condizioni che ne legittimano la corresponsione e prevedere che, in caso di mutamento organizzativo, l’indennità cessi automaticamente. Se, al contrario, l’azienda desidera riconoscere una componente retributiva stabile a prescindere dall’evoluzione delle funzioni, dovrà qualificarla come superminimo non assorbibile oppure integrarla nel minimo contrattuale tramite accordo sindacale.
Esempio Lettera Revoca Mansioni e della Relativa Indennità
In questa sezione viene mostrato un esempio di lettera revoca mansioni e della relativa indennità.
Si tratta di un esempio utile per chi ha la necessità di produrre un documento di questo tipo, visto che basta adattarlo per le proprie esigenze.
Oggetto: Revoca mansioni e della relativa indennità
Con la presente Le comunichiamo la revoca delle mansioni di ……………. a cui Lei era stato temporaneamente adibito per eccezionali esigenze aziendali , a decorrere dal …………,.
Le comunichiamo inoltre che la revoca, pur non comportando alcuna variazione al Suo inquadramento contrattuale, determina la cessazione dell’erogazione dell’indennità oraria/giornaliera/mensile di euro………….. , temporaneamente corrisposta (come da lettere sottoscritta in data….) per la tipologia di mansioni ora revocate.
Voglia restituirci, sottoscritta per ricevuta, l’unita copia della presente lettera.
Distinti saluti
Luogo e data………
Firma del datore di lavoro
Fac Simile Lettera Revoca Mansioni e della Relativa Indennità Word da Scaricare
Di seguito si trova il modello lettera revoca mansioni e della relativa indennità editabile da scaricare sul proprio computer.
Una volta che il documento è stato scaricato, bisogna aprirlo con un programma che supporta i file in formato Word e compilarlo inserendo quelli che sono i dati richiesti.
Il fac simile lettera revoca mansioni e della relativa indennità compilato potrà poi essere stampato o inviato direttamente, a seconda di quelle che sono le proprie esigenze.